
Recensione : la cento km del Passatore 2018
Questa gara, corsa, viaggio merita un titolo importante.
100 Km… Se solo ci ripenso non mi sembra vero di aver corso e camminato tutto un pomeriggio e tutta una notte per tagliare il traguardo alle 07:33 (real time 07:32 ma che importanza ha?).
Tutte le volte che affronto una gara il mio peggior nemico è la noia. Avete presente quando il cervello continua a ripetere “Fermati! Sei stanca, perché non cammini? Ma chi te l’ha fatto fare? Basta, questa è l’ultima a cui parteciperai perché sei stufa!”.
Ma siccome sono più furba del mio cervello per questa gara ho chiesto l’aiuto da casa (sì, proprio come si fa col quiz di Jerry Scotti). La compagnia! Ho chiesto ad un abile e superesperto MTBiker di farmi compagnia in questo lungo viaggio. E Marco ha accettato con entusiasmo (almeno è quello che mi ha fatto credere ma lo so che per lui rincorrere una lumaca avrebbe significato pedalare sempre con l’arrampichino! Ah se solo fossi stata una top runner avrebbe potuto anche cambiare marcia!).
Dove dormire?
All’atto dell’iscrizione alla gara ho dovuto decidere immediatamente la formula del viaggio. Ho pensato che se avessi pernottato a Faenza avrei potuto fare subito una doccia e rilassarmi e così ho prenotato anche due posti sull’autobus Faenza/Firenze ed un posto bici. Posti autobus messi a disposizione dall’organizzazione (ad un costo di 10,00 o 15,00 Є non ricordo con precisione).
Subito dopo l’iscrizione alla gara ho pensato che avrei dovuto organizzare la trasferta. “Bene, armiamoci di pazienza ora e prenotiamo un albergo a Faenza!”. Con internet nulla è impossibile! E così, dopo aver letto recensioni varie, ho prenotato 3 notti al B&B CA’ DI VIAZADUR – via Sant’Andrea 91 Faenza. Scelta “a sensazione”.
Ma non avrei potuto scegliere nulla di migliore! La location è da favola!
Partiti il venerdì pomeriggio dopo ½ giornata di lavoro arriviamo al B&B intorno alle 18:00. L’accoglienza di Marina è sorprendente e inaspettata. Ci considera subito come amici e ci accompagna nelle nostre camere. Marina ci racconta subito che nella struttura alloggiano anche altri due runners che, come me, avrebbero corso il Passatore.
Il tempo di una doccia e via, a toccare con mano quello che sarebbe stato il mio arrivo. Piazza del Popolo a Faenza è ricca di persone. Moltissimi i runners che scattano selfie vicino al portale dell’arrivo. Qui incontro subito la mitica Luisa Risino. E scattano subito i selfie e gli abbracci.
Dove mangiare?
Alla sera ceniamo in una trattoria indicata da Marina (la proprietaria del B&B). Un locale informale e cibo genuino. Trattoria Sant’Andrea in via Granarola 269 Faenza (all’angolo con la via del B&B). Ottimo rapporto qualità/prezzo. Ed i gestori gentilissimi che non è poco!
E poi, subito a nanna perché la sveglia sarebbe suonata alle 6:00!
La mattina della gara facciamo colazione insieme agli altri runners veterani del Passatore che mi raccontano le loro ambizioni per questa edizione. Mentre l’attenta Marina ci presenta, in una tavolata imbandita sotto il porticato del casale, una torta senza burro (dice che non va bene prima della corsa), miele prodotto dal figlio, frutta secca, brioches integrali, panini con il prosciutto crudo, spremuta di arance, caffè rigorosamente in moka. E d altro ancora. Dopo questa regale colazione possiamo andare: Firenze ci aspetta!
Organizzazione e Percorso
Ci ritroviamo tutti nel piazzale di Faenza da cui 5 pullman sono pronti ad accompagnarci a Firenze.
E chi troviamo? Massimo De Nigris, in procinto di raggiungere anche lui Firenze. Dopo circa tre ore di viaggio (con sosta in autogrill), approdiamo nella piazza della basilica di santa Croce a pochi minuti dalla partenza in piazza del Duomo, per il deposito delle borse sapientemente e tatticamente organizzate la sera prima. Borse che ci sarebbero servite nelle varie soste.
Dopo un pranzo veloce in un ristorante in piazza Santa Maria Novella a base di spaghetti al pomodoro (ah quanto avrei desiderato una birra ghiacciata!!!), iniziamo a prepararci tatticamente e psicologicamente. Vaselina ovunque a palate e pettorale saldato ai calzoncini.
Percorrendo la via che ci avrebbe portato allo start incontriamo tantissimi amici Oltranzisti! Ed è subito festa!
La partenza
Sono quasi le 15:00, ci saranno almeno 30°C ma non li sento. Mi sono preparata per questa gara. Ma sono anche consapevole che in un percorso così lungo può succedere di tutto.
Sento l’agitazione degli altri runners, lo speaker che annuncia la partenza scandendo i numeri al contrario (il famigerato countdown). Per primi partono i top runner, coloro che sarebbero arrivati in tempo per gustare la finale di Champion League comodamente seduti in poltrona.
Intanto nella mia mente riecheggiano i consigli del mitico Onder: “Parti piano, gestisci bene la prima parte che poi nella seconda darai tutto! Non avere fretta di arrivare alla Colla!”. E così faccio. Seguo la scia… rallento, cammino tutte le salite, corro frenando la velocità tutte le discese. Intanto con gli occhi cerco Marco in bici. Ma non lo vedo. C’è troppa gente! Di lui e della sua bici nemmeno l’ombra! Ma eccolo ritrovato al 10° Km e finalmente mi rilasso!
Questione psicologica. La prima parte del percorso mi sfugge velocemente di mano perché c’è talmente tanta la gente intorno a me che mi perdo via ascoltando i discorsi degli altri ed i miei pensieri.
Arrivo in cima alla Colla, inizia il buio
Arrivo in cima alla Colla in 7:15 min. consapevole di essermi risparmiata per poter dare tutto nella 2° parte tutta in discesa. E’ buio ed incomincio ad avere freddo. Non ho mai saltato nessun ristoro. Mi sento bene. Ho sempre bevuto e mangiato dal 25° Km. Tutto è sotto controllo. Sento le gambe un po’ affaticate ma è normale dopo la lunga salita.
Mi cambio, indosso un antivento consapevole del freddo che avrei trovato lungo la discesa e riparto. Tutto bene fino al 55° Km quando un dolore all’inguine, inaspettato ed improvviso, mi impedisce persino di camminare. Ma resisto, spero che mi passi e, lentamente inizio a camminare piano. Sempre più piano. A causa della postura sbagliata comincia a farmi male anche il tibiale. Così tanto male da costringermi a fermarmi a lungo in tutti i ristori. Cammino a passo di lumaca per 20 Km ed il morale s’inabissa sempre più. Non voglio ritirarmi e tengo botta sperando in una ripresa.
Vedo Marco guardarmi preoccupato. E’ veramente preoccupato.
Gli ultimi 25 km
Al ristoro del 75° mi sdraio e chiudo gli occhi per qualche minuto, tiro su le gambe e spero che il dolore si attenui. Mi riposo a lungo. Poi, mi rialzo a fatica e constato che il dolore all’inguine che mi aveva costretto a camminare lentamente fin lì era rientrato. Bevo del thè caldo, mangio qualcosa e riparto. Mi accorgo subito che, nonostante il dolore al tibiale, riesco a camminare a buon ritmo e poi a correre lentamente.
La velocità aumenta passo dopo passo… Inizio a correre. E da lì non mi fermerò più fino all’arrivo.
Marco mi è sempre stato accanto e non mi ha mai dato nessun suggerimento sul comportamento o decisione da prendere. Mi vedeva soffrire ma non mi ha mai detto di ritirarmi. Era quello di cui avevo bisogno: avevo creduto alla realizzazione di questo sogno sin dall’iscrizione e sapevo di potercela fare.
Sono consapevole che avrei potuto chiuderla in un tempo molto inferiore ma oggi sono felicissima di averla chiusa in un tempo dignitoso. Nonostante tutto. Perché le gambe ci sono. La testa pure. Ed il mio cuore è grande.
Gli ultimi 25 Km corsi tutti d’un fiato sono fantastici. Supero tanti runners che ormai camminano (sono quelli che mi avevano superato mentre camminavo dolorante) e mi salutano, sento il tifo delle persone del posto che mi incitano.
Faenza è sempre più vicina! L’arrivo è trionfale perché mi sento carica come una molla, felice.
Felice di averci creduto sempre!
Devo ammettere che aver scelto la camera a pochi Km dall’arrivo è stata una scelta vincente!
Dopo una ricca colazione (Marina ci aspettava con ciliegie fresche dei suoi alberi, una torta di giornata, brioches, spremuta, caffè, miele, marmellate ed un sorriso ed entusiasmo per la conquista del Passatore davvero coinvolgente), una doccia ed un piccolo sonnellino rigenerante mi sento pronta per l’aperitivo in piazza a Faenza: rigorosamente con il Franciacorta!
Dove Mangiare?
Per la cena scegliamo il ristorante “Casa di mare” – via Theodoli 6 in centro a Forlì. Cercato leggendo le recensioni. Una cena regale a base di pesce! Un’altra scelta vincente.
Il giorno dopo abbiamo ancora voglia di mangiare il pesce e, su consiglio di Marina, ci spostiamo a Marina di Ravenna. A pranzare al locale ZANZIBAR, sulla spiaggia, sotto il gazebo coi piedi sulla sabbia…
Questo Passatore rimarrà per sempre nella mia mente e nel mio cuore. E ringrazio Marco per avermi accompagnato in silenzio ed aver ascoltato il mio dolore senza mai incoraggiarmi a prendere nessuna decisione. Sono felice di averla affrontata tutta da sola (qualche Km in preda il miei dolori con Massimo) ma con la consapevolezza di avere avuto una persona che scortava silenziosa i miei passi.
E’ stato un viaggio coi miei pensieri, con una disperazione che sono riuscita a domare. E con la consapevolezza che la mente ed il cuore possono andare Oltre e raggiungere il proprio sogno.
Non credo che la rifarò perché ormai conosco il percorso. Ma sono sicura di volerne fare un’altra. Devo solo sceglierla!
Scritto da: Mariarosa Pepe, Monza-Brianza